Il quadro relativo alla depurazione in Sicilia, per come emerso in Commissione Bicamerale Ecoreati durante l’audizione del Comandante Generale del CUFAA (Comando Unità Forestali, Agricole e Agroalimentari), Antonio Di Marzo e del Comandante Generale del Noe (Nucleo Operativo Ecologico), Valerio Giardina, è drammatico. Le parole utilizzate dai due ufficiali comandanti dell’Arma dei Carabinieri pesano come macigni ed il passaggio sulla responsabilità diffusa per gli insufficienti o, addirittura, omessi controlli, è una condanna morale ancora prima che giudiziaria.
Dal mal funzionamento o, addirittura, l’assenza degli impianti di depurazione (il 59% dei 23.5 milioni di euro di sanzioni che l’Italia paga all’Europa riguardano la Sicilia) alle ombre sugli appalti, fino al danno al turismo, che si somma a quello ambientale, dovuto agli scarichi a mare. Il primato delle notizie negative, a metà tra il surreale e il grottesco, spetta però al traffico dei fanghi da depurazione: per una quantità notevole di fanghi che prendono la via del Lazio e della Campania per l’impossibilità a trattarli in loco per l’insufficienza o l’assenza degli impianti sull’Isola, fa da contraltare l’importazione di fanghi potenzialmente pericolosi che dalla Calabria vengono importanti in Sicilia.
Un “traffico” già al centro delle indagini da parte della Magistratura come nel caso dell’ Operazione “Metauros”, coordinata dalla D.D.A di Reggio Calabria, in occasione della quale è stato documentato come gli amministratori e i gestori di un impianto di depurazione ubicato in Calabria, al fine di risparmiare sugli onerosi costi di smaltimento degli ingenti quantitativi di fanghi prodotti, si disfacessero degli stessi mediante il conferimento a compiacenti impianti per la produzione di compost per usi agronomici ubicati nella parte orientale della Sicilia che accettavano fanghi che non presentavano le caratteristiche previste per legge per la produzione di ammendanti per l’agricoltura.
È assolutamente indispensabile e urgente intervenire con forza, a tutti i livelli, per assicurare a tutta la Sicilia un servizio di adduzione e depurazione delle acque a uso civile e industriale che rispetti l’ambiente, non metta a rischio la salute dei cittadini e non comprometta il pieno sviluppo turistico dell’isola.